Era il maggio del 2001, quando Sandro Sbarbati, Sindaco di Monsano dal 1995 al 2004, promosse una nuova Festa del mercato equo e solidale: l’idea del titolo era originale, insolita eppure efficace “Festa del BuonSenso”. Erano presenti il premio Nobel Dario Fo, Franca Rame e Jacopo Fo. Perché l’ispirazione era nata proprio nella Libera Università di Alcatraz, a Gubbio, durante il primo incontro tra Jacopo Fo e l’allora assessore Mauro Tomassoni, venuto da Monsano in cerca di informazioni sull’uso del biodiesel e sul possibile uso nei mezzi comunali.
Un primo incontro che ha portato Jacopo Fo a conoscere Monsano e ad iniziare un proficuo scambio “di utopie, di grandi progetti e di piccole cose. Il pensare globale e l’agire locale, si direbbe oggi”, – per usare le parole dello stesso Sbarbati, – Si parlò di ambiente e di energia e di come produrla, del rapporto tra il nord e il sud del mondo, dell’uso delle risorse idriche e dei cambiamenti climatici, dei rifiuti e del modo di consumare. E si parlò anche del buon senso da intendere come categoria politica, da utilizzare nella vita di tutti i giorni. Per migliorarla partendo dalle piccole cose, quelle alla portata di tutti come ad esempio l’utilizzo dei riduttori di flusso per risparmiare l’acqua”.
Nelle intenzioni dei suoi ideatori, la Festa del BuonSenso doveva essere, concretamente e fuori da ogni retorica, l’indicazione di un percorso da utilizzare nei consumi, negli acquisti, nei comportamenti quotidiani. Passare dalla teoria alla pratica comune, di tutti i giorni, mostrando gli esperimenti, i tentativi, le esperienze e i successi di chi aveva già provato a cambiare le cose: una vetrina delle possibilità!
Questo si chiese Maurizio Possedoni, presidente dell’Associazione MonsanoCult, e “braccio operativo” della neonata Festa. Si trattava di mettere in piedi una “festa” del tutto atipica rispetto alle sagre di paese o alle iniziative che erano state organizzate fino al quel momento. “Non si doveva catechizzare o convincere, occorreva piuttosto dare visibilità a tutte quelle attività, associazioni, iniziative e proposte concrete di attenzione al sociale, all’ambiente, al consumo critico e consapevole che esistevano già nel territorio. – parole di Possedoni. – Il primo problema per MonsanoCult era trovare la veste più adatta per un progetto teorico che non poteva che essere condiviso. Scegliemmo la formula degli stands, banchetti informativi (come tante vetrine sul mondo del volontariato, associazionismo, con particolare attenzione al mercato equo e solidale), una cena dai sapori etnici per aprirci al mondo non quello della globalizzazione, ma quello dell’ incontro nella multiculturalità, uniti a convegni e spettacoli”.
Formula interessante, ambiziosa per una associazione nata da poco e che poteva contare su poche braccia da un punto di vista operativo, negli anni successivi ci si è concentrati maggiormente sul momento ragionativo-informativo dando maggiore rilievo a mostre e convegni, in particolare il momento del dibattito, condotto da esperti del mondo della politica, dell’economia, del sociale, del giornalismo, ecc, è diventato il cuore della Festa, il momento in cui le idee diventano vive, le esperienze vengono esposte e discusse, i problemi evidenziati e i pregi analizzati, anche in maniera energica. La Festa del BuonSenso, è servita in questi anni per comprendere nuove situazioni, conoscere nuove realtà capaci di trasformare in progetti concreti utopie realizzabili: una finestra sul mondo delle possibilità per una migliore convivenza con gli altri, col mondo e con sé stessi.